Una nuova intervista rivolta alla giovane professionista Erica che da quest’anno propone un laboratorio di ginnastica rieducativa per i ragazzi diversamente abili e i volontari.
Ciao Erica da quest’anno collabori con l’associazione “Ci sono anch’io” come esperta del laboratorio di ginnastica, oltre a questo di cosa ti occupi?
Ciao a tutti, ho iniziato a collaborare con l’associazione solo ad ottobre dell’anno scorso, ma opero nell’ambito dell’attività motoria da più tempo. A ottobre 2019, successivamente alla laurea triennale in scienze motorie, ho conseguito la laurea magistrale in scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate. Inoltre, nei diversi anni di operato nell’attività motoria ho acquisito diverse esperienze come allenatrice di ginnastica artistica, personal training, sport camp estivi per bambini e ragazzi, progetti di attività sportiva nelle classi di prima elementare e diversi tirocini universitari, tra i quali la partecipazione al progetto sportherapy mov, attività motoria preventiva e adattata nel reparto di oncoematologia pediatrica degli spedali civili di Brescia.
La tua formazione è molto variegata e interessante, complimenti! Siamo fortunati ad aver incontrato una professionista che non solo ha una solida formazione ma anche una speciale sensibilità, necessaria per lavorare con i nostri ragazzi diversamente abili. Come hai conosciuto l’associazione e perché hai deciso di buttarti in questa esperienza?
Ho conosciuto l’associazione grazie ad un mio collega e amico il quale mi ha messo in contatto con i responsabili. Ho provato, nel mese di luglio 2019, a svolgere una lezione di prova per conoscere l’ambiente e soprattutto i ragazzi. Sono stata subito conquistata dallo spirito dell’associazione, ossia la loro voglia e l’impegno nel costruire delle fondamenta per il futuro dei ragazzi, dalla loro intraprendenza nel proporre diverse attività, come anche la mia, e la fiducia che mi hanno dato.
Come hai vissuto l’esperienza del laboratorio di ginnastica con i ragazzi diversamente abili in presenza e poi a distanza?
Abbiamo lavorato per quasi cinque mesi in presenza ritrovandoci presso la palestra e successivamente al Centro Civico di Morengo e ciò ci ha permesso di intrecciare delle relazioni e di costruire su queste le nostre lezioni. Purtroppo alla fine di febbraio, per cause di forza maggiore, siamo stati obbligati a interrompere i nostri incontri di persona e ad adeguarci al contesto che stavamo vivendo. Inizialmente è stata dura svolgere il laboratorio via Skype, perché a mio parere il contatto è molto importante, ma piano piano ci siamo abituati e siamo riusciti a costruire un nuovo tipo di allenamento.
Anche se ci siamo dovuti abituare a vederci attraverso lo schermo, i ragazzi diversamente abili non vedevano l’ora di fare ginnastica con te! Quali miglioramenti hanno fatto i ragazzi partecipando al tuo laboratorio?
Come in ogni contesto, i miglioramenti non si ottengono da un giorno all’altro ma bisogna avere pazienza, perseveranza e costanza e i nostri ragazzi le hanno avute fin da subito mostrando così, a distanza ormai di quasi un anno, tantissimi miglioramenti. Il più evidente è la relazione che si è creata con il gruppo, inoltre ci sono stati miglioramenti nello svolgimento e nella comprensione degli esercizi, nei movimenti di autonomia, nella deambulazione e nella coordinazione.
Per quest’anno l’esperienza del tuo laboratorio si è conclusa, cosa ti ha insegnato?
Credo di aver imparato moltissimo da questa esperienza e dai ragazzi, soprattutto a non dare per scontato nulla, come per esempio, rimanendo sempre nel mio abito, i piccoli movimenti della vita quotidiana che per alcuni possono essere insignificanti per altri invece traguardi importantissimi. I semplici gesti del vestirsi/svestirsi coinvolgono, per esempio, movimenti di flesso/estensione degli arti e del busto, oppure la semplice deambulazione o dei piccoli saltelli nella vita quotidiana possono essere paragonati al superamento di ostacoli sul nostro percorso.
Hai proprio ragione: i gesti che per le persone normodotate sono ormai degli automatismi per i ragazzi diversamente abili non lo sono affatto. Per loro l’autonomia personale è una conquista che potrebbe portarli, un giorno, a vivere una vita adulta il più possibile indipendente dalla famiglia di origine. I laboratori come il tuo ci aiutano a lavorare in questa direzione e a mettere i primi mattoncini per il loro futuro! Un’ultimissima domanda per concludere l’intervista: secondo te qual è il punto di forza dell’associazione?
Il punto di forza dell’associazione secondo me è la collaborazione, la disponibilità e la gioia trasmessa dai ragazzi.
Grazie Erica per aver condiviso la tua preziosa esperienza, speriamo di poterla riprendere in presenza il prossimo anno!